Pennetta: "Per essere allenatore, devi 'uccidere' il tuo sé giocatore e poi rinascere come tecnico"

La ex tennista, campionessa degli US Open nel 2015, ha parlato di quel traguardo dopo dieci anni e del futuro che potrebbe riservare a suo marito, Fabio Fognini, dopo aver appeso la racchetta al chiodo.

Andrés Tomás Rico | 14 Sep 2025 | 09.00
twitter tiktok instagram instagram Comentarios
Pennetta: "Per essere allenatore, devi 'uccidere' il tuo io giocatore e poi rinascere come tecnico". Foto: Gettyimages
Pennetta: "Per essere allenatore, devi 'uccidere' il tuo io giocatore e poi rinascere come tecnico". Foto: Gettyimages

Dieci anni dopo una delle più grandi sorprese del tennis, Flavia Pennetta ricorda il suo traguardo nell'US Open 2015, dove in una finale 100% italiana sconfisse Roberta Vinci per conquistare il suo unico Grande Slam in singolare. In quel momento l'italiana toccò il cielo e anche il suo apice, perché poche ore dopo la vittoria a New York annunciò che avrebbe concluso la sua carriera tennistica alla fine di quell'anno.

A dieci anni dal suo maggior successo, l'ex tennista ha ricordato quel momento in un'intervista con la Gazzetta Dello Sport, dopo che era tornata a New York, questa volta come commentatrice per sky sport. Oltre a analizzare quei quindici giorni del 2015, ha parlato anche di un futuro ipotetico come allenatrice e di ciò che il suo marito e tennista appena ritirato, Fabio Fognini, potrebbe affrontare nel breve termine.

Tornare sulla Arthur Ashe

"È stato molto emozionante. Tornare su quel campo, anche se era vuoto, mi ha trasportato al passato, come se stessi tornando a giocare la finale. Ho rivissuto completamente la partita ed è stato meraviglioso, emozionante. Questa volta, però, ho avuto anche il tempo di vedere New York in un altro modo: quando sei lì per il torneo, sei così concentrata che non ti rendi veramente conto della città che ti circonda. Questa volta, invece, mi sono lasciata coinvolgere".

Incapace di rivivere ciò che ha provato nel momento in cui è diventata campionessa

"A volte succedeva, ma le immagini si fermavano sempre al momento in cui piangevo prima di entrare in campo. Il momento della vittoria, però, non l'ho più rivissuto. Penso che fosse un sogno che si era realizzato, quindi non ho avuto bisogno di riviverlo. Sai, i sogni nascono dai desideri e quando si avverano…".

Le è costato tornare a guardare il tennis, ma si è riappassionata

"All'inizio non mi piaceva guardare il tennis. Seguivo solo Fabio, ma non mi andava di guardare una partita completa per piacere. Ora sì: mi diverto a seguirlo, analizzarlo, capirlo. È un approccio diverso che ho imparato ad apprezzare col tempo. A New York ho visto tutte le partite degli italiani".

Riguardo al futuro di Fabio Fognini

"Mi piace giocare ogni tanto, dare qualche consiglio, ma non mi vedo come allenatrice a tempo pieno. È così che ho trovato il mio equilibrio. A Fabio piacerebbe, però credo che abbia bisogno ancora di un po' di tempo per staccare e capire se vuole davvero intraprendere quella strada da allenatore. Non è facile, prima devi 'uccidere' il tuo io giocatore e poi rinascere come allenatore: la dinamica cambia completamente".

.

Non cambierebbe nulla della sua carriera e non la manca

"No, l'ho amata nei momenti belli e brutti, ma non mi manca. Una cosa positiva degli sportivi è che hanno la possibilità di 'ritirarsi' presto e scegliere cosa fare delle proprie vite. Ho realizzato i miei sogni, addirittura più grandi di quanto immaginassi".
 

Questa notizia è una traduzione automatica. Puoi leggere la notizia originale Pennetta: "Para ser entrenador, tienes que ‘matar’ a tu yo jugador y luego renacer como técnico"